mercoledì 9 luglio 2014

In fondo al mar, in fondo al mar... c'è Atlantide!


Ma se Atlantide è nell'Atlantico, perché non è sull'atlante?
Non sarà mica stata davvero distrutta da un antenato di Luke Skywalker?



Misteri! Paranormale! Alieni! Complotti!
Se anche voi siete affascinati da tali argomenti e volete sapere quali di questi abbiano in realtà una spiegazione perfettamente scientifica e razionale (spoiler: praticamente tutti), allora siete nel posto giusto!



"C'era tanto tempo fa un'antica civiltà, c'era Atlantide si sa, ma nessuno sa dov'è", diceva il poeta. Quello che però invece tutti sappiamo è da dove arriva l'affascinante mito di questa civiltà evolutissima, vissuta millenni prima dell'inizio della Storia ufficiale, spazzata via all'improvviso dalla forza della natura, e narrata in fumetti, libri, film e giochi come Atlantis di Leo Colovini.

La leggenda: 


Come dicevo, l'origine di questo mito è ben nota, visto che appare per la prima volta nei dialoghi Timeo e Crizia di Platone. Qui, il grande filosofo esalta la virtù e la rettitudine dell'antica Atene che, nel 9600 a. C. (cioè più di novemila anni prima della sua nascita) aveva sconfitto la potentissima e ricchissima Atlantide.
Atlantide era stata fondata da Poseidone dopo che si era innamorato dell'umana Clito (con un nome così me ne sarei innamorato anch'io), con cui generò dieci figli a cui affidò il comando della nazione, che crebbe ricca, florida e virtuosa, grazie al sangue divino che scorreva nelle vene dei dieci illuminati regnanti.
Via via che le generazioni passavano, però, i tratti terreni divennero sempre più importanti (ah, questo vizio di accoppiarsi fra umani! Quand'è che la gente imparerà??) e la civiltà si imbarbarì. Zeus, allora, chiamò a raccolta gli altri dèi per decidere quali provvedimenti prendere. A questo punto il Crizia si interrompe, ma fortunatamente Platone ci aveva già spoilerato tutto nel Timeo, scritto poco prima, quindi sappiamo che, prima di essere travolta da immani cataclismi, la superba e corrotta superpotenza era stata sconfitta dalla umile e pura Atene.
Qui sta il nocciolo della questione perché, sebbene Platone affermi, in questi come in molti altri suoi dialoghi, che i fatti narrati sono veri e gli sono stati tramandati oralmente da antiche fonti (nella fattispecie, risalirebbero a Solone che a sua volta li avrebbe appresi in Egitto), è evidente a tutti che nelle intenzioni di Platone non ci sia mai l'idea di insegnare storia, bensì filosofia. Direi che, in merito, il fatto stesso che si citi Poseidone metta piuttosto in chiaro che le fonti storiche a cui attinge non sono poi così accurate, no?
Ne è ulteriore conferma il fatto che, nei trecento anni che separano Solone dal nostro filosofo, non si parli mai di Atlantide in nessun documento. Insomma, per farla breve, lo scopo di Platone è di dimostrare che una società composta da uomini spiritualmente puri e virtuosi può avere la meglio su un nemico immensamente più numeroso, ricco e tecnologicamente avanzato, senza neppure dover mettere in ballo tutta quell'assurda storia di colpire il punto debole, tutt'altro che facile da mettere in pratica (<== sì, guardate questo link perché è fichissimo). 

Da tutto ciò è legittimo dedurre che Atlantide sia stata inventata di sana pianta da Platone per sostenere le sue idee, un po' come succedeva con le favole di Fedro ed Esopo e che i suoi contemporanei lo sapessero benissimo.
Colui che però più di tutti credette all'accuratezza storica del racconto e rinforzò questo mito fu Ignatius Donnelly, importante uomo politico statunitense e profondo studioso di storia, geografia e mitologia, che però aveva la tendenza a mischiare un po' troppo tali discipline.

Le Tesi di Donnelly:

Nel suo libro del 1882 Atlantis: the Antediluvian World, universalmente riconosciuto come il testo fondamentale su cui si basano  i sostenitori dell'esistenza del continente perduto, Donnelly sostiene che la prova dell'esistenza di Atlantide stia nel fatto che si ritroverebbero, su entrambi i lati dell'Atlantico, gli stessi miti, le stesse tradizioni e la stessa cultura. Evidentemente (secondo lui), sia gli abitanti del vecchio mondo sia quelli del nuovo li avevano imparati da una fonte comune. 

Il libro contiene molte tesi a supporto della sua teoria. Ma appaiono davvero convincenti? Senz'altro Donnelly era un infaticabile raccoglitore di fatti, in tema archeologico, ma aveva il vizio di accostarli a cazzo di ca anche quando non ce n'era l'evidenza.  

Vediamone qualcuna, allora!


Il diluvio:

È fatto ben noto che moltissime culture parlino di un grande diluvio mandato dalla propria divinità per punire i peccati degli uomini. È un mito presente nella Bibbia, come tutti sanno, ma anche nella tradizione mesopotamica, in India, e sì, anche in America. Ma basta questo per dire che si tratti della catastrofe che ha distrutto Atlantide?
Per Donnely sì, naturalmente, ma in realtà no, perché anche se è legittimo pensare che catastrofi simili siano davvero avvenute, in millenni di storia, ciò non prova in alcun modo che ci fosse un continente inabissatosi a causa di esse. In realtà, basterebbe il ricordo di un singolo evento in area mesopotamica, poi ingigantito e diffusosi per il resto del continente, a spiegare le tradizioni del vecchio mondo. Per quelle americane invece, a parte il fatto che i cataclismi avvengono anche là e lo sappiamo benissimo, dobbiamo anche considerare il fatto che le tradizioni dei Nativi furono raccolte dopo che questi erano entrati in contatto coi colonizzatori, fra cui c'erano dei missionari che ovviamente insegnarono loro la Genesi.


Gli obelischi:

Sì, è vero, si trovano obelischi sia in Egitto che in centro America, ma sono diversi per forma, grandezza e materiali impiegati. Inoltre le iscrizioni non hanno alcuna somiglianza fra di loro.


Obelisco Maya


Obelisco Egizio

Le Piramidi:

Stesso discorso per le piramidi: quelle Egizie sono tombe, sono lisce e finiscono a punta (quindi non hanno nulla in cima). Quelle Maya sono a gradoni, hanno delle scale per salire in cima, dove spesso c'è un tempio, mentre meno frequenti sono gli usi come sepolture. Sono diverse per stile, ma soprattutto per concezione e utilizzo. Ipotizzare un'origine comune è davvero azzardato.


Piramidi di Giza


Piramide di Tikal

Il bronzo:

Anche qui Donnelly si limita a constatare che da entrambe le parti si produceva il bronzo, ma non si preoccupa di sottolineare che in Eurasia esso fosse composto da rame e stagno, mentre in America da rame e arsenico, alla faccia dell'origine comune.

L'agricoltura:

A riprova del fatto che tutto il sapere derivasse da Atlantide, Donnelly cita il fatto che sia a est che a ovest dell'oceano si praticasse l'agricoltura.
Sì, avete letto bene. La prova sarebbe che entrambe le popolazioni coltivassero dei campi. La mia reazione non può che essere questasenza contare il fatto che coltivavano piante e addomesticavano animali totalmente diversi. Ma proprio da quest'ultimo punto partiamo per vedere...

Le prove archeologiche:


Vediamo quindi quale sembra essere la realtà, se analizziamo i vari e veri reperti che abbiamo.


L'agricoltura:

Come dicevo, sono resti come ossa di animali e semi carbonizzati a farci capire come si è sviluppata l'agricoltura nelle varie regioni del mondo. Al di là delle differenze veramente evidenti fra le specie coltivate o allevate (ho qui l'elenco, ma non volete davvero che allunghi ulteriormente questo articolo, vero?), quello che ne salta fuori è che col passare del tempo, l'uomo ha selezionato piante e animali sempre più adatti alla sua vita: denti e corna si rimpiccioliscono, i semi delle piante più nutrienti si ingrandiscono e così via. Ciò prova che l'agricoltura, in tutte le zone del mondo, fu un processo lungo e graduale, tutt'altro che insegnato improvvisamente dall'alto.

La deriva dei continenti:

L'Atlantico si sta allargando. Lo si vede per esempio da questa foto che ho scattato io stesso in Islanda:


Tratto di dorsale Medio-Atlantica nel parco di Pingvellir

Va beh, il mio telefono non è una macchina professionale, però vi assicuro che si vede bene la spaccatura formata dai due bordi che si stanno allontanando. Il processo è ben noto, come è noto che stia causando la creazione, e non l'inabissamento, di una catena montuosa (in pratica, il fondo si spacca, ne esce la lava, si solidifica, e... voilà, le montagne). Inoltre, abbiamo ormai un'idea ben chiara di come fossero disposte le masse di terra nei secoli e lì in mezzo un continente in più non ci può proprio stare.




Al limite ci potrebbe stare un'isola, ma un continente proprio no. Infatti i geologi hanno analizzato i fondali atlantici e tutto collima con questa teoria (ci torniamo più avanti).


L'antica Atene:

Inventata da Platone pure quella, ahimé. I reperti, come quelli trovati nella Grotta di Franchthi, dimostrano che nel 9000 a.C. da quelle parti c'erano solo uomini delle caverne che iniziavano a impratichirsi un po' con semplici strumenti di caccia e a raccogliere in giro quel che trovavano. Nessuna evidenza di civiltà avanzate e/o purissime.

Bimini:
Uno dei luoghi più cari ai sostenitori dell'esistenza di Atlantide è la strada di Bimini, scoperta nel 1968 alle Bahamas, a una profondità di circa cinque metri:



Secondo alcuni, tale reperto risalirebbe a un periodo compreso fra 10.000 e 20.000 anni fa e sarebbe ovviamente di origine artificiale.
In realtà, formazioni come questa sono note anche in altre parti del mondo e sono di origine naturale. Se volete una trattazione esaustiva di questo e degli altri fondali atlantici dal punto di vista geologico (in inglese) andate qui, mentre se volete un articolo in italiano di debunking su Bimini, andate qui

Se invece siete super pigri, vi dico io le due cose più importanti. 1: è di origine naturale. 2: non sono stati trovati altri reperti (pezzi di statue, colonne, edifici, niente) nonostante il tratto di mare sia stato passato palmo a palmo dalla Marina USA nel 1986 alla ricerca dei rottami dello shuttle Challenger e nonostante sia costantemente filmato e monitorato tutt'oggi.

In conclusione:


Platone sapeva il fatto suo. Sapeva che la storia di Atlantide avrebbe svolto un'ottima funzione di monito contro la corruzione e la prepotenza. Può essere che abbia preso spunto dall'eruzione di Thera (che devastò alcuni insediamenti minoici, ma non cancellò affatto l'intera civiltà), così come millanta altri scrittori hanno preso spunto da fatti reali per le loro opere, prima e dopo di lui. Ma la sua Atlantide doveva servire solo come antagonista della pura Atene, che era il vero argomento trattato nel Timeo. Nel Crizia, poi, passò effettivamente a descriverla meglio, ma purtroppo non sapremo mai come avrebbe voluto finirlo, anche se sembra scontato che anche qui avesse l'intenzione di mettere in risalto i danni che la superbia può fare.
L'affermazione di Donnelly secondo cui tutte le civiltà deriverebbero da quella atlantidea, poi, mi sembra persino offensiva. In pratica, quei primitivi e stupidi esseri non erano in grado di scoprire nulla da soli, secondo lui. Ma, come abbiamo già detto a proposito degli Egizi, la storia dell'uomo è piena di opere di ingegno fin dai tempi antichi, ed è un grosso errore dare per scontato che non sapessero fare nulla.

Il fatto che ci siano obelischi e piramidi su ambo i lati dell'oceano dimostra solo che la mente umana funziona sempre allo stesso modo. Da editore di giochi so bene che la stessa idea può venire a due autori che non si sono mai visti né conosciuti in vita loro e che non sanno nulla l'uno dell'altro. A volte anche quando si tratta di idee complesse e non banali. 
Figuriamoci quando si tratta di costruire qualcosa che tenda verso il cielo.

In Atlantis, i giocatori devono portare in salvo tutte le proprie pedine da Atlantide alla terra ferma, raccogliendo più tesori possibile durante il viaggio. I tesori si raccolgono giocando carte che fanno avanzare una propria pedina a scelta. Ogni volta che si raccoglie un tesoro si scopre un tratto di mare, che rende il viaggio più difficile a chi è ancora indietro. Per questo motivo è importante pensare bene a quale pedina muovere e a dove mandarla, perché bisogna cercare di ostacolare gli avversari, ma non sé stessi.


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